lunedì 29 settembre 2014

Poesie dell'attesa

L’ATTESA
(1979)
ROSA CARUCCI
...Sento ancora la tua voce nella mia testa, voglio sentirla tutto il
giorno, e intanto ti immagino camminare un po’ trasognato per quelle
vie a me sconosciute eppure amiche perché accolgono i tuoi passi e i
tuoi pensieri, che mi appartengono.
Forse ti stai avviando verso casa, ecco che incontri un volto amico,
ricambi il suo saluto, ma non è a lui che pensi, stai pensando a me, lo
so, arriva fino al mio cuore il tuo pensiero e mi riempie la vita.
Ora hai incontrato di nuovo Lei e devi fingere di essere un altro,
diverso da quel che senti, ma è giusto così... so che ogni tanto la tua
mano sfiorerà il tuo viso, allora potrò sussurrarti indisturbata tutto il
mio amore.

...Anche oggi mi ero tristemente rassegnata ad un lungo silenzio,
invece... miracolo! Come mi sei caro!! Me ne rendo conto ogni giorno un po’ di più, al tuo ritorno la gioia sarà tanto incontenibile per i confini della nostra isola che strariperà travolgendo tutti i naufraghi che le girano intorno.
Sarà bello!! Questo pensiero mi aiuterà ad arrivare fino ad allora. Ti
aspetto!

...Mattino di venerdì e tutto intorno regna un silenzio inconsueto, si
odono soltanto gli uccelli, tanto che se chiudo gli occhi, davvero posso
pensare di essere su di un’isola, ma ahimè! l’Isola è deserta e non c’è
neppure la fresca brezza del mattino... Sob!! (anche quella devo
sognare!).
Ma se tutto intorno è solitudine, dentro di me sento un’affollarsi di
sentimenti e sensazioni bellissime... l’amore, l’attesa, la dolcezza, il
languore... il rimorso (anche questo diventa bello se lo posso
sopportare) e allora ecco che all’improvviso il deserto diventa un
fresco sottobosco e tra le fronde odorose del mirto e le solari ginestre
scorgo la luce del tuo sguardo e non sono più sola. Ciao.

C’è un pensiero che non mi dà pace... mi angoscia. Ma poiché è la
conseguenza del mio amore per te, lo sopporto... Oh! come mi
sbagliavo, come ero presuntuosa e sicura di me! Come mi sento fragile
adesso.
Mi hai più volte ripetuto che non dobbiamo pensare, ma vivere... (comenon baciarti e accarezzarti). Ma oltre a questo non riesco ad immaginare altro se non il fondersi totale del nostro essere più profondo... Questo intendo  quando dico “Non cercarmi dove non sono”... ti sto aprendo il mio cuore in tutta sincerità.
...Spero che il tuo amore sia abbastanza grande per perdonare quello che può sembrare un grande egoismo e che invece è, come dici tu, un espediente per sopravvivere. Ti amo.

Tornare ogni giorno e non trovarti ancora è come percorrere assetata
una strada in salita al vertice della quale c’è ad attendermi una fresca
sorgente.
Oh! Com’è faticoso arrampicarsi, c’è il sole cocente che ti stronca le
gambe, ma si può pensare che è lo stesso astro che scalda te, laggiù,
su quei lidi assolati e allora ecco che mi diventa amico e posso
pregarlo di catturare qualcosa di me e portartelo con i suoi raggi di
fuoco.
C’è la sete che aumenta ad ogni passo ma il suono dell’acqua che
sgorga riesce già ad arrivare al mio orecchio e allora mi accorgo che la
salita non è più così ripida e se anche lo fosse val la pena arrampicarsi
con più tenacia...
Un premio mi attende.
Amore mi manchi, mi manchi da morire, oggi l’isola è più deserta che
mai e ne sono felice perché posso concentrarmi solo sul pensiero di te
e sognare un po’... immaginare la fine della salita e pregustare le
sorsate d’acqua fresca a piene mani.
Amore mi manchi ma sono felice (è possibile?). Sì perché mi sento
tanto piena d’amore, perché ho l’opportunità di scriverlo e pensavo di
non esserne più capace... tu che ne pensi? lo sono ancora?
Amore mi manchi e ti amo di più!

Eccomi di nuovo qui, dinanzi ad un foglio bianco pronta a riempirlo di
miei pensieri per te.
Sei sull’isola ma senza di me, eppure sono così vicina... chiudo gli occhi
e riesco addirittura a sentire il tuo odore, il calore delle tue parole
sussurrate sui miei lobi.
Come ti amo!!! E’ più forte di me e di tutti i miei propositi! Ma è così
bello abbandonarsi e lasciarsi vivere, non nascondersi dietro una
maschera di paura che occhi “indiscreti” possano leggerti nel
profondo... ora c’è qualcuno cui questo è concesso, sei tu!
Grazie di esserci.

MARIO DELLA VERSILIA
Dove sei, amore, dove sei? Mi sono illuso vedendoti, abbracciandoti,
baciandoti il primo giorno del mio arrivo, che ciò bastasse a placare il
tempo dell’ansia e dell’attesa. Invece, “l’aver bevuto ad una fonte
d’acqua fresca” come dici tu, ha solo accresciuto il desiderio. E così, fin
dal primo mio mettere piede sull’isola, la possibilità di sentire la tua
voce, o nuovamente abbracciarti, consuma le mie ore, i miei minuti. 
Amore, dove sei? Il cuore mi hai strappato e te ne sei andata
lasciandomi tra muri e cose che mi parlano di te. Sì, sono solo, soffro
di solitudine, amore. E’ che tu sei diventata essenziale, mi sento
tagliato a metà senza di te. E quando parlo e agisco ho come
l’impressione di essere monco: perché tu sei tutto per me.
La verità è che sento di avere scoperto un tesoro e... sono diventato un
avaro: lo vorrei tutto per me. Invece mi viene dato col contagocce, ma
non ti nascondo che quando mi capita vado in delirio. Con te, amore
mio, sono diventato l’avaro più avaro del mondo.
Ogni mattina metto sul conto la possibilità di incontrarti, così cerco di
farmi bello e profumato per te. Non trascuro di profumarmi sotto i lobi
(mi piace quando me li mordi) e guardarmi allo specchio mettendomi
nei tuoi panni: sei attraente? le piacerai ancora? non saranno troppo
lunghi i capelli? e la bocca?
Tutto questo stamane. Ma sarà così anche domani. Adesso però mi
sento come lo sposo che si è preparato per la cerimonia... ma la sposa
non arriva. Ah! sposa, sposa mia! Dove sei, amore? annaspi intorno
all’isola forse? cerchi un approdo? Dài una voce: ti sentirò e allungherò
la mano perché tu possa saltare dalla barca. Ti porterò nella mia
dimora, per te ho un letto di lenzuola fresche e profumate, intorno c’è
un concerto di uccelli. Sono certo però che adagiati e stretti e
avvinghiati nelle fresche lenzuola, al nostro primo fissarci negli occhi,
gli uccelli smetteranno di cantare: si farà strada una musica d’amore e
loro saran tutti lì in prima fila. Il silenzio è l’unico biglietto che
dovranno pagare, ma pretenderanno tutti i movimenti della sinfonia:
prologo, adagio, andante, mosso e finale con moto. Vieni, amore!
Stamane sul tardi è squillato il telefono ma al mio pronto hanno
attaccato. Eri tu, amore? Mi è piaciuto pensarlo. Ho aspettato che
squillasse ancora, ma invano. Nel frattempo il cuore mi batteva. Più in
là invece ho provato io ma non c’era nessuno. Ancora adesso
guardando il telefono mi verrebbe voglia di scagliargli un martello e
gridargli: parla!
Dove sei, amore? che cosa fai?
Quanto darei ora per una tua carezza, quanto darei per passarti le mie
dita sulla tua bocca aperta, quanto vorrei sussurrarti: ti amo ti amo ti
amo. Ho tanto amore dentro che non so più contenerlo, mi straripa.
Raccoglilo, amore, ché non vada a perdersi in rivoli. Raccoglilo, voglio
che sia tutto per te, per te che mi piaci, per te che adoro, per te che sei
bella, sensuale, per te che sei donna, la donna mia, per te donna di
antiche fattezze, per te che sei gioia, che sei dolce, che sai amare, che
sai piangere e ridere, che sai guardarmi con degli occhioni fulminanti,
che quando mi sussurri sai essere tenera e languida, per te che vuoi
vivere il nostro amore come una cosa bella, la cosa più bella e non
t’importa l’ansia, la paura... se tutto questo è condizione per amare.
Cosa saremmo senza l’amore? Io nulla senza di te, amore, Amore,
AMORE!
Tuo  (come ti amo!). 

Buongiorno, amore. Hai dormito bene stanotte? Oh, come vorrei
trovarti accanto al mio risveglio. E dirtelo. E toccarti. Amore, ieri notte
mi son trovato a passare sotto casa tua, è stato per caso. Guardavo di
qua e di là ma era un supplizio. All’improvviso però ho abbassato la
testa, mi si è stretto il cuore... a quell’ora forse, nel talamo... due corpi
avvinghiati: che voglia di piangere! Non è facile, amore, non è facile. Il
sogno, il pensiero di sfondare una porta e gridare: Rosa è mia, è mia, è
mia!
Ecco, torno ad essere avaro. Sì, amore, vorrei fossi tutta per me... ma
ora devo smettere di scrivere, non vedo ciò che scrivo, mi piove
davanti agli occhi... tutto intorno è sfocato.
E’ stata come una folata di vento. D’improvviso sei apparsa lasciandoti
una scia di capelli scompigliati, la tua camicetta bianca dava risalto
alla tua pelle rosata: eri tu amore, eri tu mia acqua fresca in cima alla
salita che, a compassione di me, malato d’amore, mi portavi un breve
ma appassionato ristoro. Ma tu, amore, sei una fonte inesauribile:
potrò attingere sempre alla tua acqua? Se è così io ti farò trovare sui
bordi del tuo pozzo tanti zaffiri quanti saranno i tuoi sorsi (o meglio), i
tuoi baci. Li voglio a milioni, sono più buoni di qualsiasi  nettare.
Quando mi baci, amore, io vado al settimo cielo, tocco il paradiso qui in
terra. Ovvero, il paradiso è sceso sulla terra apposta per noi due.
Pensa quale privilegio! Gli altri devono morire per questo . Noi siamo
fortunati: ci amiamo di un amore così grande che il paradiso si è
dovuto allargare, quindi scendere un po’ di quota. C’è una condizione
per far scendere il paradiso (o meglio) un trucco. Lo conosciamo solo
noi due, ma non diciamolo a nessuno. Ebbene, per avere il paradiso in
terra bisogna essere pazzi, ma pazzi d’amore.
Amore, mi hai dissetato. E la fame? come la mettiamo con la fame? Ho
fame, ho fame di te, voglio mangiarti tutta, tutta, tutta tutta tutta
tutta... TUTTA!
Mi capita spesso, amore, di chiamarti. Lo faccio a casa, lo faccio in
macchina, sul lavoro. E’ come dare alla parola una funzione magica,
come se pronunciando il tuo nome (lo grido talvolta) il suono avesse il
potere di farti comparire. Ah, se tu avessi il dono della bilocazione! Ma
poi questo evocarti una qualche suggestione ce l’ha: io mi commuovo e
così ti sento più vicina, mi riesce perfino di toccare la tua faccia
sorridente, riesco perfino ad ascoltare i tuoi “ti amo”. Sto provando
pure a stringerti forte forte, ma sinceramente questo non mi viene
molto bene... le braccia si chiudono e... niente. Ci proverò ancora, ci
deve essere qualche trucco che ancora non conosco. Intanto, se anche
tu mi ascolti, ti sussurro un “ti amo” con tale dolcezza che ti sento
svenire. Ti prendo in braccio allora, ti adagio sul talamo. Ti risveglierò
poi con il bacio più bacio che nessuno abbia mai dato sulla terra. Ma la
vista dei tuoi occhioni belli aperti mi faranno svenire a mia volta. Tu
non prendermi in braccio però, ti basta avvicinarti all’orecchio e
cantilenarmi: Rooosa... Rooosa... Io dapprima prenderò a vedere tante
Rose che mi girano intorno, ma poi il cerchio si stringe e mi apparirai tu sola.

Ma adesso non sveniamo più, amore: facciamolo questo amore! Ciao immenso amore mio. Cara, ho deciso di partire. Partire con te s’intende. Diamoci appuntamento la prossima notte di festa e scappiamo per un giorno. Andremo per quei mari dove i pesci sono sensibili al richiamo dell’amore. Anche per noi un richiamo ci guiderà verso mete
sconosciute dove tu, novella sirena, avvincerai l’oceano col tuo:
TI AMOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!
pianissimo   piano      moderato              forte                 fortissimo
Il silenzio qui è assordante, si sente troppo il silenzio. Ci fossi tu,
amore, con l’irruenza che ti contraddistingue... ecco che gli oggetti,
anche i più insignificanti si rianimerebbero. Tutto quello che qui mi
circonda, in realtà non ha senso, non ha anima senza la tua... irruenza.
Irrompi, amore, sfonda la porta, vieni e portami nel tuo mare di baci.
Come sono saporiti i tuoi baci, come sono dolci, dolci più del miele. La
prossima volta me li incarterò i tuoi baci, li nasconderò e, al momento
giusto che sono solo, li scarterò e ne mangerò uno. Gli altri li chiuderò
a chiave: sono avaro dei tuoi baci, amore! E un’altra cosa incarterò: i
tuoi sospiri insieme con la tua faccia, i tuoi occhi semichiusi, la tua
bocca  appena socchiusa... il desiderio mi incarterò... il desiderio!
Il telefono guardo e tendo l’orecchio alla porta per piccoli tocchi, timidi
tocchi di paura, paura dell’amore. Non aver paura, amore, tra le mie
braccia godrai dell’abbandono più felice. Vieni, amore, bussa alla
porta, bussa! bussa! I tuoi passi li sento da lontano, i passi del mio
amore, del mio amore, della cosa più bella e fantastica che ho al
mondo.
Amore!!!
Ho sentito il rombo della tua auto, mi sono precipitato alla porta, ho
aperto: non eri tu. Sei a quattro passi, amore, ma non ti vedo, non ti
sento. Ma do per certo che, dovunque tu sia, mi stai accarezzando non
appena “la mia mano sfiora il mio viso dichiarandomi tutto il tua
amore”. A quest’ora starai pranzando, amore.  Amore fai piano quando
mangi, tra un boccone e l’altro riserbami un pensiero dolce, sia pure
un buffetto sulla guancia. E se bevi un po’ di vino, lasciamene un po’
nel fondo del bicchiere, perché di nascosto possa brindare con te e
assaporare tutti i profumi che la tua bella e sensuale bocca vi ha
profuso. Fai pure una carezza per me ai tuoi cari pulcini: loro non
sanno ma tu sì.
T’ho trovata, amore: non ti lascerò. Stupido che ero: avevo accanto un
amore e per tanto e tanto tempo non me ne sono mai accorto. Stupido!
stupido che ero! Ciao, amore mio.
Sono trascorsi tre giorni dall’ultimo bacio, dall’ultima tua voce sentita. Mi sembra un secolo. Ecco, trilla il telefono, il cuore mi batte, mi arriva in gola, alzo la cornetta... non sei tu, amore. Sarà che tutto il mondo è i n festa ed io son qui da solo e ti aspetto per un tempo che non passa mai. Quando penso alla festa, alla gioia, è a te che penso, amore,
Com’è possibile, mi chiedo, amore, che io mi sia innamorato così tanto di te? Ho tante ragioni, ma in fondo c’è sempre un mistero. Tu mi attrai, amore, mi attrai fatalmente, sei la luce dei miei occhi, sei il mondo che riesco ad abbracciare, sei l’anima gemella che ho sempre cercato, sei il giardino dei miei desideri, sei il mare dove sprofondo nei
più remoti e magici anfratti, sei la terra che calpesto ogni giorno, sei la gattina che accarezzo quando scendo le scale, sei la pianta di rughetta, che innaffio ogni sera al calar del sole, sei il miraggio che mi appare ogni volta in fondo al viale d’inutili querce, sei la stella che s’annuncia splendente sul lontano infuocato tramonto, sei ogni stella cadente che scivola innamorata in queste notti di caldo agosto, sei l’estate che mi
acceca di luce quando lascio il lavoro, sei il venticello fresco che d’improvviso s’affaccia al calar della sera, sei il sorriso radiante che scopro sul volto di un bambino felice, sei la musica... la canzone... sei, sei sei... sono innamorato di te!
Ha squillato, amore, eri tu, lo sentivo. Che gioia mi hai dato! La tua
voce sommessa, furtiva, nascosta, flebile, quasi tu fossi una ladra. Sì,
sei una ladra d’amore. In amore si ruba. L’amore è la più fantastica
refurtiva che abbia mai visto... l’amore supera ogni barriera, l’amore ti
fa forte, l’amore ti fa scalare montagne impossibili, l’amore sono due
ali che ti librano sul cielo, l’amore sono due occhioni belli come i tuoi,
fari nella notte... l’amore è il desiderio di averti adesso, proprio adesso
sulle mie ginocchia... e cullarti e parlarti, baciarti, sussurrarti, odorarti,
stringerti, soffiarti, cantarti, girarti, trasalirti, commuoverti, farti
ridere, farti piangere, darti tutto il paradiso che vuoi e che meriti.
Amore, a quando? Tuo tuo tuo.
Caro amore mio, oggi tutto lascia presagire che ti sentirò, meglio, ti
vedrò: chissà. Stamane mi sono profumato per te, perché attendo un
qualche tuo bacio. Sono stato via, amore, lontano. Tu eri ancora più
lantana. Così la sera guardavo la luna dall’aria innamorata, e alla luna
dichiaravo i miei desideri, i miei sogni, alla luna ho svelato che sì, io ti
amo. La luna è l’unica a saperlo, amore, non preoccuparti, non mi
allargherò oltre. Posso dirlo anche al sole? e ai pianeti? e ai miliardi di
stelle? Bene, passerò la vita a raccontare a ciascuna stella tutto il mio
amore per te. E non mi stancherò mai, mai, amore mio. Ti adoro.
Bussa alla porta, amore, bussa! Voglio vederti, toccarti, verificare che non si tratta solo di un sogno. Dov’è quel tuo corpo che stringevo, stringevo e mi pareva di contenere il mondo intero? Dov’è quel tuo viso che specchiandosi sul mio mi rivelava le strade più segrete di una donna? Dov’è la luce dei tuoi occhioni belli che mi paralizzava lo
sguardo e mi riduceva alla pura contemplazione? Posso dire di aver conosciuto l’estasi, l’adorazione, l’annullarmi in te, il fondermi in te, l’entrarti dentro nell’anima e nel corpo fino a diventare un essere solo.
Che nessuno mi stacchi più da te, che nessuno mi vieti di porre il capo sulle tue ginocchia e sentire l’onda d’amore che s’avvicina sempre più
fino a travolgermi, a travolgerci. Dammi la mano, amore, ripetiamo il
miracolo del sogno, avviciniamo le sponde dei due letti separati,
prendimi, prendiamoci, riversami addosso tutto il tuo calore, la tua
sete d’amore, il fondo dei tuoi desideri. Saremo nudi sotto le lenzuola,
stretti stretti, avvinghiati, senza respiro. Ci guarderemo a lungo in una
danza di baci e di carezze, di parole mai dette. Ti servirò spumante
ghiacciato. Amore! Tuo.
A quest’ora forse sei nella toilette a lavarti il viso, a passarti il
rossetto, l’ombretto intorno agli occhi... sei sola, ma avverti come una
presenza, ti senti spiata... succede che ti guardi allo specchio con i
miei di occhi: e ti piaci, e t’innamori di te, e ti desideri, e vorresti
baciarti, sfiorarti almeno il viso un po’ assonnato... ma lo specchio è
implacabile, la tua immagine è solo un sogno! Ma poi uno spruzzo di
profumo ed ecco che anche l’immagine nello specchio si rianima,
profuma anch’essa: avvolge il profumo, penetra il tuo riflesso, lo
specchio, specchio delle brame, dei desideri...
Ti ruberò così, un giorno non visto, i miei occhi davanti al tuo specchio.
Conosco un profumo, un unguento, lo passerò sul viso riflesso del tuo
specchio e si compirà il miracolo dell’amore.
Qui, amore, qui sono triste e solo, ti penso, ti penso sempre... e
vagheggio, e sogno... Presto, amore, presto! Ti amo.
Ieri pomeriggio, amore (non ce la facevo proprio più), sono passato
davanti casa tua. Sebbene tutto immobile in quella casa (finestre
chiuse, non una voce dal giardino) ho pur tuttavia respirato un po’
della tua aria... qualcosa dovevo pur fare per “quietarmi”! Ho avuto la
tentazione di ripassare ma... sono stato indotto a più ragionevoli
consigli.
Ieri al telefono com’era bello sentire la tua voce tradita dall’emozione.
Oh, come avrei voluto gridarti che ti amo, che ti voglio, che ti desidero,
che ti bramo, ti bramo!
Non ti vedo da dieci e più giorni. Eppure sei vicina in linea d’aria, potrei
addirittura venire in questa tua casa misteriosa e bussare:
- Sono io: sono venuto a prenderti e portarti via.
- Finalmente! Ti aspettavo da sempre.
- Amore, fai presto, ci aspetta un paese ignoto, lontano. Stasera si
cena alla corte, si festeggiano i 18 anni della principessa.
- Come si chiama?
- Rosa, amore, Rosa.
- Davvero un bel nome. E a chi è stata destinata in sposa?
- A un cavaliere solitario che gira su un cavallo bianco. Non scende mai
da cavallo, ci dorme perfino. Ha detto che scenderà soltanto per
prendere la principessa in braccio e portarsela via a cavallo per il
paese ignoto. Dice che lì vuol fondare un altro regno. Dice che lì gli
amanti non si dovranno più nascondere e saranno felici di baciarsi
davanti a tutti.
- Ma come si chiama questo cavaliere? - Mario, amore, Mario.
- Ma allora?
- Andiamo, amore, andiamo: il cavallo bianco ci aspetta.
E il cavaliere prese Rosa in braccio nella casa. Qui ci fu dapprima
silenzio, ma poi un uomo:
- Vai, vai pure. E’ ora che la tua fortuna si compi: io ne ho avuta fin
troppo da te.
Sopraggiunsero gli aquilotti:
- Vedrai, mamma, ce la sapremo cavare. Vai pure, è l’ultima occasione
che hai. Noi siamo già grandi, baderemo a noi stessi. Non ti
dimenticheremo.
Ma il cavaliere:
- Amore, ho un cavallo di riserva per i tuoi aquilotti.
E Rosa volò con Mario sul cavallo bianco tra monti e dirupi, valli e
praterie, boschi e foreste fino al castello del paese ignoto. Quando, una
volta sopraggiunti, con grande sorpresa si accorsero di essere stati
preceduti dagli aquilotti:
- Avevamo le ali - si giustificarono. Il cavallo di riserva lo abbiamo
lasciato a casa.
E tutti si rifocillarono e fecero festa e iniziò l’era del regno degli amanti
visibili.
Ma, una settimana più tardi, ecco in lontananza apparire un uomo a
cavallo dall’andatura lenta e stanca. Perdinci, era lo stesso cavallo di
riserva lasciato a casa dagli aquilotti!
Appena giunto, l’uomo, stanco e provato, scese da cavallo e parlò:
- Non potevate lasciarmi solo laggiù così all’improvviso!
- Bene, fatti pure avanti. In questo paese degli amanti visibili ci sono
amanti per tutti, anche per te. E aquilotti finché vuoi -  fece il
cavaliere.
E tutti vissero felici e contenti.
Mancano pochi giorni, amore. Saranno i più lunghi della mia vita. Una
porta s’aprirà d’incanto e ti vedrò apparire in carne ed ossa, più bella
che mai, più luminosa che mai, quella stessa che al mattino mi portava
la gioia, oh! ancora la stessa gioia, più gioia. I miei occhi brilleranno
come folgorati da quale visione chissà, e sulla mia testa mi danzeranno
folletti, putti, voleranno frecce; mi suoneranno musiche mai ascoltate;
e bagliori e fuochi e una ninfa lancerà rose profumate... Il menu
comprende: sorrisi al tritolo, occhioni chiari di fanciulla, baci
appassionati alla Romeo, carezze languide alla Tosca, bocche di
ostriche color rosso acceso, pelle aurora rosata, capelli dapprima
sciolti, poi raccolti in libera nuca, mani in continuo fremito, braccia per
stringere alla Sansone, seni turgidi apri e chiudi, pube scioccante al
profumo di rosa, lobi morbidi per labbra carnose, orecchie glassate per
cori angelici.
Il menu finale: dolce di Rosa, Rosa dolce, Rosa la dolce, Rosa sul dolce,
Rosa dolcissima, Rosa la più dolce dei dolci, ROSA! FINALMENTE! Tuo.
Ecco, mancano pochi minuti, il cuore mi batte forte, il respiro è affannoso. Quanto è bella questa attesa, questa scrittura incerta. E sì,
perché mi trema anche la mano. Tra poco calerai come dal cielo, è un
sogno, non ci credo ancora. Vorrei prepararti un tappeto di rose, ai lati
schiere di putti in festa ognuno col suo arco d’amore. In disparte un
angelo suona un adagio al violoncello, le note sono dettate dai nostri
impulsi, dai nostri sospiri, dai nostri gemiti. Durante il nostro primo
bacio l’angelo osserverà una pausa, la musica sarà il turbinio dei nostri
sentimenti, dei nostri voli, dei nostri sussurri, delle nostre dolcissime
parole.
Amore, amore... quanto ti amo! Ti amo troppo, amore, mi perdo
nell’immensità del nostro amore: sto volando alto, alto, alto... ti
abbraccio in quest’infinito, in questo cielo maestoso della nostra isola.
Il sole si è levato per noi stamane, ci scalderà insieme: i suoi raggi,
almeno per oggi, saranno tutti d’amore.
La mia gioia sei tu. Tu sei la gioia! Amore, come ti amo! Non credevo
fino a tanto. E’ troppo, amore, non respiro più. A ROSA CARUCCI 5 mesi dopo

Non c’è che dire: soffro di solitudine e sento freddo. Il tuo viso
basterebbe a riscaldarmi. E i baci? Domani parto, come al solito mi
sfumerai un po’. Chissà, forse passeggiando su per i boschi della
montagna, ti vedrò apparire dietro un alberello di ginepro, o dal manto
di neve che copre un tappeto di foglie secche che l’autunno ha
radunato sotto i rami di castagni ormai spogli. Il tuo sorriso mi
riscalderà allora e potrò correre come un folletto per viottoli angusti,
seminando suoni e parole che nessuno può sentire all’infuori di te e di
un piccolo scoiattolo birbone che l’andrebbe a spifferare all’infìda
istrice notturna.
Ti vedrò brillare nella nebbia dei lampioni, tra le gocce gelate che si
fanno sui rami madreperla, sulla cima innevata che svetta superba
contro un cielo lunare, tra acque fresche di un torrente che corre
chiaro verso il mare, sul volto di una donna bella che m’incrocia e si
volta sorpresa a mirarmi: come se m’avesse già visto, gia amato, sui
tratti di una fanciulla tenera e dolce, come solo tu sai essere quando ti
perdi e viaggi per i miei occhi lontani.
Aspettami.